giovedì 22 novembre 2012

Quel qualcosa in più




Race2Recovery © ASO

Issy-les-Moulineaux, il 19 Novembre 2012

Le 2 squadre di recupero gara sono costituite da militari inglesi e americani che sono stati gravemente feriti in azione. La loro disabilità non li farà sentire meno in grado di svolgere il proprio compito, quando il rally prenderà il via a Lima il 5 gennaio. Il loro obiettivo numero uno: dimostrare che c'è vita oltre la lesione.
La Dakar mette in campo  uno scenario in cui molti vengono a spingere i loro limiti. Race2Recovery © ASO ha messo insieme una banda di avventurieri come nessun altro, con l'obiettivo comune di raggiungere l'impossibile dopo la morte, fissandola negli occhi. Ognuno dei quattro Bowlers messi in campo dalla squadra porterà con sé un soldato disabile che è stato ferito nei conflitti in corso in Iraq o in Afghanistan. L'incontro dell'ex paracadutista Tom Neathway con una trappola gli ha provocato l'amputazione di entrambe le gambe e un braccio, ma questo non gli ha impedito di mettere il suo nome nella lista per il rally più duro del mondo. Il soldato dell'esercito britannico è impassibile alle dune mentre si prepara a correre come co-pilota: "Questa è la sfida più grande che ho affrontato da quando sono stato ferito So che potrà essere dura, ma la nostra formazione militare ci aiuterà. Noi siamo abituati a condizioni difficili con temperature altissime.Non ho nessun problema scendere dalla macchina e scavare nella sabbia.La mia unica preoccupazione è come le mie membra artificiali si adatteranno all'ambiente. Devo evitare le infezioni a tutti i costi. "


Race2Recovery © ASO

Il fondatore del progetto, veterano Tony Harris, ha perso una gamba in Afghanistan nel 2009. Ora sta contando sul fuoco interiore che arde dentro i suoi uomini: "All'inizio di questa avventura, ero alla ricerca di uno sport che non ci inquadri  come 'disabili', e volevo anche avere un intero team coinvolto sia nel periodo che precede la gara e sia nella gara stessa. Per esempio, abbiamo progettato attrezzature per compensare  i nostri handicap. So che non avremo alcuna difficoltà a dormire o ad lavorare con il caldo. Comunque, il nostro obiettivo è solo quello di arrivare al traguardo, non per battere Peterhansel. " Un super tecnico del Marine Corps  aggiunge il tocco americano in una squadra essenzialmente britannica. Dopo aver perso entrambe le gambe nel gennaio 2011, Marco Zambon ha messo la sua volontà di ferro alla prova conquistando il Kilimanjaro con la forza delle sue braccia: "Non ho mai voluto che le mie ferite cambiassero la mia vita e ho  visto quello che ero capace di fare quando ho notato che ero più veloce di abili scalatori, pur avendo le stampelle. La Dakar è una sfida impressionante che ci aiuterà a crescere come individui e stringere legami tra di noi, perché dovremo dare il massimo se siamo qua  per percorrere tutta la strada fino al traguardo.

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